Il Larice

Pubblicato il 22 novembre 2025 alle ore 13:09

La sua storia

Vive in alto, dove il vento non ha pietà.

Le baite lo conoscono: travi, scandole, ponti.

È abituato a durare e a cambiare ritmo con le stagioni.

Estate resinosa, autunno miele, inverno essenziale.

Quando entra in casa si sente: non come profumo invadente, ma come aria pulita di bosco dopo la pioggia.

È un legno che non cerca scorciatoie: regge, asciuga, matura. E quando rientra in casa, si porta dietro quell’idea lì: resistere con grazia.

Il carattere

Il larice è più nervoso del cirmolo, con una bellezza pulita: venature nette, righe scure di crescita, nodi che raccontano passaggi.

Venature nette, righe marcate, nodi che raccontano la strada dell’albero.

Alla luce calda si scalda verso l’ambra; in ombra resta chiaro e tranquillo.

I segni del tempo gli donano... Diventano traccia, come parole scritte su un quaderno.

 

Pillola tecnica.

  • Perde gli aghi in inverno: è la sua strategia contro il freddo.

  • Gli anelli si leggono bene: crescita lenta, ritmo ordinato, visivamente ha un effetto ordinato e pulito, interrotto solo da nodi e piccole irregolarità.

  • I nodi sono memoria dei rami, in ogni punto in cui parte un nodo, da lì, l'albero ha imparato a crescere.

  • La resina è la sua protezione: sigilla, difende, profuma, per questo non ha bisogno di grandi finiture, lasciato libero di essere se stesso, il larice provvede anche a ripararsi.
  • In primavera i coni femminili compaiono rosati, quelle sono le famose “rose del larice”.

In casa

Con la luce bassa di dicembre diventa un tè caldo: semplice e rassicurante. Non ama superfici lucide: rende meglio con finiture morbide o, ancora meglio, lasciandolo respirare. È un materiale che mette ordine e pace, senza occupare la scena.

Manutenzione minimal

Bastano mani pulite e un panno asciutto. Se vuoi ravvivarlo: una sola passata con la mano appena umida d’acqua, poi asciuga con calma. Fine. Niente prodotti, al larice non servono, anzi, si rischia solo di infastidirlo.

Abbinamenti

I colori che si abbinano meglio al larice sono la panna calda,  il grigio perla, il verde bosco, un tocco di blu oltremare o terracotta smorzata.

I materiali più adatti sono la lana cotta, il lino spesso, il ferro brunito, il rame satinato, la pietra chiara, il vetro satinato.
Tra i tessini, le trame semplici (tela, spina fine) e la maglieria grossa a vista.
La luce 2700–3000K, schermata o indiretta, sono l'ideale per esaltare maggiormente le venature del larice.

Una leggenda

Nelle Dolomiti si racconta che Merisana, signora dei laghi in quota, per proteggere un albero colpito dal gelo gli coprì il tronco con il velo nuziale.

Alla primavera successiva l’albero si risvegliò: non con fiori appariscenti, ma con piccole rose rosate tra gli aghi.

Da allora il larice si “spoglia” d’inverno per serbare forza e rifiorire quando è il momento. È legno di promessa mantenuta.

Perché dicembre

Perché è il mese del necessario. Il larice sembra dire: tieni il cuore caldo, il resto può aspettare. Non serve altro.

C’è un albero che in autunno si fa d’oro, poi lascia andare gli aghi e affronta la neve a viso aperto. È il larice. Non fa finta di niente: sceglie cosa tenere e cosa lasciare. In casa porta questa stessa calma: una presenza asciutta che aiuta a rimettere a posto i pensieri.

 

 

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.